
Da tempo nella Scuola italiana si avverte l’esigenza di ampliare l’offerta formativa, oltre le tradizionali discipline scolastiche, ai temi e alle competenze per la salute e lo sviluppo personale e sociale. Muove in questa direzione l’introduzione dell’Educazione alla salute anche nella scuola italiana, già negli anni 1990, attivata parallelamente alle raccomandazioni dell’OMS contenute nelle cornici internazionali delle Life Skills e della Health Promoting Schools. Non sempre, tuttavia, questo sforzo è stato contrassegnato da chiarezza, coerenza e sistematicità capaci di tradursi in effettive e radicate innovazioni nelle prassi scolastiche, soprattutto quando i "progetti" si sono presentati come proposte "aggiuntive" e "dall’alto" e non hanno cercato di integrarsi con la varietà delle culture e delle risorse delle scuole, dei territori e delle comunità. Non sembra fare eccezione la recente proposta di legge che intende introdurre le cosiddette non cognitive skills nella scuola che non appare in grado di sostenere lo sforzo di integrare le competenze scolastiche di apprendimento con quelle "competenze chiave e di cittadinanza" in cui le stesse non cognitive skills sono inscritte in modo inseparabile. Sembra invece necessario prestare finalmente attenzione alla necessità di costruire una rete consulenziale per la scuola e i suoi agenti di cambiamento (alunni, insegnanti, organizzazione scolastica, famiglie, comunità e territorio) che sostenga e alimenti le autonomie scolastiche e le aiuti a intercettare bisogni, risorse e soggettività presenti nella comunità e nel territorio.