E' in corso, in special modo in America e in Giappone, una sorta di riscoperta del pensiero di Alfred North Whitehead, che ha dato luogo ad un'interessante Renaissance che non mancherà di produrre frutti più concreti e vistosi anche in Europa. Questo volume cerca di inserirvici, localizzando l'attenzione su due categorie essenziali della filosofia dell'«ultimo» Whitehead: la comprensione e la creatività, nei riferimenti epistemologici e gnoseologici, che sono certamente di primo piano per comprenderle adeguatamente, ma anche in quelli teologici ed estetici, che ugualmente ne focalizzano la rilevante significatività.

L'autore cerca di interrogare Whitehead tramite Whitehead stesso, attraverso un'attenta esegesi delle fonti, in un atteggiamento storico e filosofico che cerca di non smarrire mai il riferimento primario al testo. Si evidenze così un interessante apparato teoretico che può senz'altro esser inquadrato come l'ultimo residuo veramente ed autenticamente 'metafisico' del nostro secolo (ove il termine non è dispregiativo), che esorta a pensare e a produrre nel contempo. Questo è infatti il messaggio più originale di Whitehead: dipanare i complessi nodi che correlano l'atteggiamento prevalentemente ermeneutico della comprensione e quello stimolante e vitale della creatività. Colte insieme, le due categorie tratteggiano un mondo, alimentando un universo di pensiero che dà luogo a infinite espansioni. Si intuirà allora il valore essenziale della dottrina whiteheadiana, e le motivazioni intime che ne determinano l'attuale interesse teoretico: esso consiste nell'appello ad un'inesaustiva produzione, aperta ad infiniti livelli del comprendere, che soffocherebbe nelle maglie di un sistema, perennemente elusivo del divenire incessante del cosmo. La sfida whiteheadiana sta nel giungere col pensiero oltre il pensiero, affinché si attinga la meta di realizzazione proposta.