Il volume si inserisce nell'odierno dibattito tra realisti e antirealisti, partendo dalla constatazione che gli autori di tendenza realista pongono l'accento sul carattere antropocentrico di gran parte della filosofia contemporanea. Tuttavia, a favore dell'antropocentrismo si possono addurre numerose ragioni, prima fra tutte quella basata sull'inevitabilità dei "punti di vista" che sempre mediano il nostro rapporto con il reale. Il saggio si propone di chiarire che questo fatto non impedisce una difesa moderata della posizione che Hilary Putnam definisce "realismo metafisico". In sostanza, affermare che l'unica realtà possibile è quella pensata, oppure che la realtà è significante nella misura in cui noi la possiamo pensare o siamo in grado di parlarne, costituisce un errore. Ma questo non autorizza a negare che i nostri limiti cognitivi ci impongono l'adozione di un realismo tutto sommato modesto e privo di connotazioni dogmatiche. Si sottolinea inoltre la necessità di prendere in considerazione quanto la scienza ci dice a proposito del reale.

Il lavoro si sviluppa attraverso la discussione dei rapporti tra l'immagine del mondo del senso comune e quella scientifica, della natura degli schemi concettuali, del dibattito fra realisti e relativisti nelle scienze sociali, e dei caratteri dell'oggettività. Oltre a Putnam, i principali autori di riferimento sono J. Dewey, K. Ajdukiewicz, W. Sellars, N. Rescher, D. Davidson, T. Kuhn e P. Feyerabend.

Michele Marsonet si è laureato a Genova e a Pittsburgh (USA), ed è docente di Filosofia della scienza nell'Università di Genova. Tra le sue ultime pubblicazioni: Scienza e analisi linguistica (Feltrinelli 1994), Introduzione alla filosofia scientifica del '900 (Studium 1994), Science, Reality, and Language (State University of New York Press 1995), The Primacy of Practical Reason (University Press of America 1996), La verità fallibile (Angeli 1997), Prassi e utopia (Studium 1998).