I provvedimenti legislativi della Regione Friuli Venezia Giulia evidenziano una progressiva messa ‘a misura’ degli standard rispetto a differenti situazioni territoriali. Diversi piani comunali hanno dato seguito a questo processo, aprendo nuove prospettive di rigenerazione degli spazi urbani. In tali strumenti, dotazioni presenti ed ‘extra-standard’ supportano la riorganizzazione di formazioni insediative estese; sono il perno di un ‘progetto di suolo’ di natura incrementale; si confrontano con i temi della qualità, ricorrendo ad apparati normativi dettagliati e a nuove sinergie tra pubblico e privato. A fronte di quantità soddisfatte, gli standard riorientano l’attenzione al completamento di un telaio di ‘città pubblica’, il cui potenziale progettuale appare tutt’altro che esaurito.
Muovendosi tra aspetti metodologici e indagine diretta di esperienze, il servizio restituisce alcuni esiti di una riflessione sugli standard urbanistici sviluppata da ricercatori afferenti a diverse università italiane. Territori e pratiche offrono una prima campionatura, selettiva ma varia, di situazioni in cui la reinterpretazione delle categorie tradizionali del decreto n. 1444 del 1968 evidenzia nessi possibili con altri spazi, strumenti e politiche urbane. Confermando l’utilità della norma, il quadro tratteggiato aiuta a delineare prospettive di evoluzione degli standard: dalla costruzione di un osservatorio nazionale che dia conto delle dotazioni (quantitative e qualitative) realizzate, alla trattazione di criticità e riduzioni che nel tempo ne hanno segnata la traduzione spaziale.
Dalle esperienze avviate nel nostro paese emergono utili spunti per una riflessione sugli impatti concreti che le pratiche di autorecupero possono avere sulla costruzione di politiche pubbliche orientate alla manutenzione del patrimonio erp sfitto. Molte sono le difficoltà - di natura economica e finanziaria, temporale e gestionale, di investimento e ‘commitment’ - che si oppongono alla costruzione di condizioni propizie a un loro impiego estensivo. Non meno appaiono però le opportunità offerte all’innovazione di processi e procedure. Pur trattandosi di operazioni ‘di nicchia’ fortemente selettive nei confronti di domande sociali e patrimoni spaziali, i percorsi di autorecupero fertilmente sollecitano l’attore pubblico a ricalibrare il proprio ruolo: tra regia e governance di percorsi complessi, e apertura alle molte risorse e competenze di inquilini e terzo settore.
‘Ad arte. La casa si autorecupera a Trieste’ è un processo promosso dall’attore pubblico per generare innovazione nella manutenzione del patrimonio erp. Forte è stato l’impegno da parte delle istituzioni nel creare le condizioni legislative necessarie a sostenerne l’avvio e nella selezione dell’immobile. Ancora più significativo è stato però il processo di co-progettazione, che il gestore sociale ha svolto in tutte le fasi di un percorso che, oggi, ancora si scontra con difficili passaggi procedurali. È proprio ripercorrendo gli ostacoli incontrati, che ad arte offre spunti di riflessione sui limiti a una sua replicabilità: dalla disponibilità a superare le inerzie delle routine pubbliche; al mantenimento di una coerenza tra intenti sociali e vincoli finanziari; sino alla consapevolezza di rivolgersi alle fasce reddituali più alte dell’edilizia sovvenzionata.
Uno dei maggiori problemi che gli enti proprietari e gestori del patrimonio di edilizia residenziale pubblica si trovano oggi ad affrontare riguarda il recupero e la riassegnazione degli alloggi sfitti. A fronte di una forte crescita della domanda sociale di abitazioni in locazione, la contrazione della capacità di spesa pubblica in interventi di manutenzione sta generando un progressivo aumento del patrimonio erp inutilizzato. Per aiutare a superare questa impasse, negli ultimi anni, l’avvio di processi di autorecupero da parte degli inquilini è stato ricorrentemente indicato come una possibile soluzione. Significativa appare tuttavia l’incongruenza tra l’ampiezza del dibattito pubblico e politico sul tema, e l’esiguità di pratiche di autorecupero effettivamente avviate. Il servizio restituisce alcune di tali esperienze, per interrogarsi sulle loro concrete condizioni di efficacia e replicabilità per le politiche residenziali pubbliche.
Forte è la tensione che per vent’anni, dall’avvio nel 1949 del piano ina-Casa, anima il dibattito politico e disciplinare in Italia. Il progetto di nuovi quartieri apre un ragionamento sull’espansione delle città, in cui gli aspetti qualitativi e quantitativi della dotazione di attrezzature pubbliche e collettive si integrano, nell’intento di dare risposta ai bisogni di una società in trasformazione. Oltre al contributo alla stesura del decreto sugli standard urbanistici emanato nel 1968, ancora più importante appare l’approccio metodologico di quella che oggi può essere riletta come una pratica cumulativa di costruzione di strumenti, progetti e politiche di welfare. Una pratica riflessiva, in cui indagini sociali, produzione di testi ‘manualistici’, soluzioni spaziali e rilettura critica dei loro esiti, formulazione di nuove tecniche e procedure costituiscono passaggi imprescindibili e interrelati.
A Trieste, per cinque anni, l’intento dell’Amministrazione è stato quello di promuovere una profonda discontinuità nelle politiche urbane. La costruzione di una visione di prospettiva dai forti contenuti progettuali si è depositata in nuovi strumenti chiamati ad affrontare grandi questioni e trasformazioni: la definizione di un diverso modello di sviluppo; la sperimentazione di approcci innovativi alle politiche abitative e di rigenerazione urbana; un ripensamento dei modi di muoversi e di utilizzare gli spazi pubblici. Impegnativa è stata la sfida sul piano della competenza teorica e tecnica. Ma non meno dense di spunti sono state le difficoltà incontrate - da un punto di vista politico - nell’aggregare interessi, nel tradurre le progettualità di ampio respiro negli spazi del vissuto quotidiano, nell’affrontare le contraddizioni interne alle strutture pubbliche. Difficoltà che oggi invitano a riflettere su come dare continuità a visioni e progetti che, nel trattare cambiamenti complessi, necessitano di tempo per giungere a maturazione
Esperienze e competenze nell'amministrazione pubblica e per la didattica
Il volume raccoglie i contributi di un gruppo di docenti di urbanistica delle università italiane che per un certo periodo ha assunto il ruolo di assessori (all’urbanistica, al governo del territorio e simili) a livello comunale, provinciale e regionale. La raccolta prova a gettare luce su cosa è stato fatto da un gruppo di urbanisti ‘prestati all’amministrazione’ per poter meglio selezionare e rafforzare l’insegnamento di cose utili e necessarie a studenti e professioni.
cod. 1862.199
Rischi e valori. XV Conferenza Società Italiana degli Urbanisti
Attraverso i contributi di figure rilevanti dell’urbanistica italiana, la XV Conferenza della SIU ha affrontato il tema dei cambiamenti che interessano oggi le città italiane e che richiedono un profondo ripensamento delle politiche urbane e un più diretto coinvolgimento della società civile nel governo del territorio.
cod. 1862.171
Strategie e progetti per la valorizzazione delle risorse territoriali
Le questioni attinenti alla produzione di energia da fonti rinnovabili e al progetto di paesaggio esortano le nostre capacità tecniche e intellettuali a immaginare nuovi approcci al progetto di territorio. Il volume raccoglie alcune esperienze di progettazione e pianificazione, nazionali e internazionali, cercando di offrire una risposta alle sfide che le crisi economica, energetica e ambientale oggi pongono al governo del territorio.
cod. 365.822
Bilanci e prospettive della pianificazione distrettuale
cod. 1740.122
Atti dell'VIII conferenza della Società Italiana degli Urbanisti
cod. 1740.109