Lungi dall’essere una condizione patologica, la dissociazione viene qui proposta in una versione positiva, intendendola così come una risorsa sia per le pratiche formative che per le procedure concettuali con cui vengono formalizzandosi le scienze umane e sociali. Ed è così che, piuttosto che produrre strumenti di etichettazione, di costruire congegni di selezione, può declinarsi in una prospettiva post-positivista sostenuta da una forte sensibilità neo-umanistica. La guida verso un tale traguardo di civile riconoscimento e accoglienza dei comportamenti dissociati, delle forme alterate di coscienza, del modo plurale con cui può esprimersi la eterogenea natura umana, è testimoniata da Georges Lapassade – sulla base della teoria della neo-dissociazione positiva proposta da Hilgard.