Centri storici e regolamentazione regionale del commercio in Italia

Titolo Rivista ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO
Autori/Curatori Luca Ferrucci, Daniele Porcheddu
Anno di pubblicazione 2003 Fascicolo 2002/3 Lingua Italiano
Numero pagine 18 P. Dimensione file 79 KB
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Il rapporto tra la regolamentazione urbanistica e quella di tipo commerciale nell’ambito dei centri storici è apparso particolarmente dialettico nel nostro Paese. In questo articolo identifichiamo e descriviamo tre differenti fasi regolamentative relative al commercio nei centri storici negli ultimi trenta anni. In particolare, la fine degli anni Novanta è segnata dall’introduzione nel nostro ordinamento del decreto legislativo n.114/1998, «Riforma della disciplina relativa al commercio», che enuncia alcuni importanti principi, affidando poi alle singole Regioni il compito di elaborare una propria specifica strategia per la valorizzazione commerciale e urbanistica dei centri storici. Il tenore dell’intero decreto legislativo evidenzia una notevole discrezionalità d’intervento riconosciuta alle Regioni tanto da far parlare, anche in Italia, di un passo concreto verso il federalismo. Nella parte centrale del lavoro, cerchiamo di evidenziare, con riferimento alle regioni italiane, l’eventuale esistenza di una relazione positiva tra il grado di liberismo della normativa regionale sui centri storici (prodotta dopo l’introduzione del decreto 114/98) e il livello di modernizzazione del sistema distributivo regionale. L’ipotesi che cerchiamo di testare è quella per cui, laddove esiste una struttura distributiva regionale a minore intensità di supermercati, ipermercati e centri commerciali, si riscontrano anche maggiori pressioni politico-istituzionali nei confronti dei policy makers da parte degli operatori commerciali esistenti, al fine di conservare uno status quo storicamente consolidato; di conseguenza, in queste circostanze tenderebbe a prevalere un orientamento normativo regionale con minori valenze liberiste. L’analisi (fondata su tecniche statistiche multivariate) ha messo in luce l’esistenza di numerose Regioni per le quali esiste una relazione positiva tra grado di liberismo all’accesso nei centri storici e livello di modernizzazione del sistema distributivo (tale risultato è anche sostenuto sul piano quantitativo da un elevato coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman). I risultati evidenziano una certa varietà comportamentale delle Regioni nell’interpretazione, in senso più o meno liberista, dell’ampio margine di discrezionalità previsto dal decreto 114/98. E’ comunque interessante osservare che le preoccupazioni per il degrado urbanistico e commerciale dei centri storici hanno spinto i policy makers regionali ad assumere sostanzialmente due alternative opzioni normative: un’impostazione complessivamente liberista, da una parte, ed una seconda opzione fondata sul tentativo di tutelare e preservare lo status quo, al fine di non destabilizzare ulteriormente la struttura di offerta commerciale ereditata dal passato. Nella parte finale del lavoro discutiamo l’opportunità, per le Regioni, di aprirsi ad un’altra decisiva stagione regolamentativa che consenta il superamento di questa stringente dicotomia liberismo - protezionismo. In effetti, gli scenari di auto-annientamento del commercio nei centri storici non possono essere neutralizzati né con strumenti classici di protezionismo, né attribuendo al gendarme del liberismo concorrenziale il compito di strutturare nuove soluzioni socio-economiche di vivibilità nei centri storici. Piuttosto, le forme auspicate di regolamentazione commerciale nei centri storici devono mirare ad una progettualità integrata, capace di indurre l’innovazione tra gli operatori commerciali esistenti, promuovendo anche forme di cooperazione tra i vari attori al fine di migliorare la vivibilità e l’attrazione dei centri storici.;

Luca Ferrucci, Daniele Porcheddu, Centri storici e regolamentazione regionale del commercio in Italia in "ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO " 3/2002, pp , DOI: