Pensare la rinascita della religiosità, che in questi anni si impone ovunque con prepotenza, significa per l'autrice considerare tale argomento come una delle manifestazioni decisive della modernità. A partire dall'evento inquietante della "morte di Dio", quale è figurato nel celebre aforisma nietzscheano, si muove la traccia, seguita in questo libro, di un pensiero che insiste nel solco dello "scandalo".

Tentativo di suturazione della cesura segnata da tale evento è invece l'attuale "rincorsa al divino", che confonde pericolosamente religiosità, benessere e salute nella totale incoscienza di ciò che quest'ultima, nel suo senso più completo (salus), significa.

L'interrogazione del nesso che stringe le istanze irrazionalistiche consustanziali a tale religiosità degradata e la razionalità tecnico-scientifica, intesa come modello di pensiero dominante, può consentire l'avvio del chiarimento - sempre più urgente - intorno al "buco nero" New Age.

In particolare, nella prima parte del libro, intitolata "la morte di Dio", è svolta, anche sulla scorta dell'interpretazione heideggeriana, l'analisi del nichilismo di Nietzsche, premessa filosofica necessaria per la comprensione della prospettiva dell'intero lavoro. Viene quindi rilevata, attraverso la comparazione di diversi pensatori quali Spengler, Eliade, Guénon ed Evola, un'immagine di ciò che l'autore de "Il tramonto dell'Occidente" chiama "religiosità seconda". Tale concetto è la chiave ermeneutica che consente all'autrice di proporre una lettura interpretativa coerente della complessa e plurivoca rete di manifestazioni della religiosità contemporanea.

Irene Cusmà si è laureata in estetica presso l'Università di Pavia e attualmente frequenta la scuola di specializzazione in storia dell'arte presso l'Università Cattolica di Milano. Collabora abitualmente col dipartimento di filosofia dell'Università di Pavia.