«L'idea entra sempre nell'apparenza come un ospite straniero». L'aforisma goethiano, che Carl Schmitt riprende, diviene metafora di una struttura teoretica - la presenza dell'assente - che si annida al cuore del concetto moderno di rappresentanza politica. Questo volume tende insieme ad evidenziare tale struttura e a ripercorrere la riflessione critica dei primi decenni del Novecento, in cui, proprio nel momento della crisi del plurisecolare edificio dello Jus publicum europaeum, la forma - Stato è illuminata nella logica della sua costruzione. L'analisi riguarda alcuni punti significativi della riflessione novecentesca: la teoria weberiana dei tipi del potere, la tematizzazione del principio di rappresentazione ad opera di Carl Schmitt e Gehrard Leibholz, il problema della «teologia politica» quale si presenta nello stesso Schmitt ed infine il tentativo di «nuova scienza politica» di Eric Voegelin.

Attraverso questo itinerario storiografico non solo risulta la centralità del concetto di rappresentanza per la forma elaborata dalla moderna scienza politica fin dalle sue origini seicentesche, ma emerge anche una problematicità radicale del concetto che apre necessariamente lo spazio ad un pensare filosofico.

Giuseppe Duso insegna Storia della filosofia politica presso l'università di Padova e coordina un gruppo di ricerca sui concetti politici. Ha pubblicato volumi e saggi sulla filosofia classica tedesca e sulla filosofia politica moderna. Ha curato una serie di testi risultati da ricerche collettanee, di cui ultimi, Il contratto sociale nella filosofi politica moderna , Il Mulino (1987 ) Filosofia politica e pratica del pensierio: Eric Voegelin, Leo Strauss, Hannah Arendt, Angeli (1988).