Rudolf Arnheim osserva come gli edifici meglio riusciti "dal punto di vista visivo siano oggigiorno più rari di quanto non lo fossero in quasi tutti gli altri periodi o le altre civiltà". E' venuta meno la cultura materiale che permetteva all'architettura diffusa di comprendere e di esprimere al tempo stesso l'interagire tra il fine e i mezzi, tra la forma dell'edificio e le tecniche di produzione e di assemblaggio. Ciò determina la continua delusione che si prova davanti alla maggior parte delle costruzioni realizzate dall'uomo negli ultimi anni.

Il volume inquadra la questione delle tecniche in architettura, nell'ambito del pensiero filosofico moderno, dall'«Estetica» di Hegel fino a Heidegger e Adorno, soffermandosi poi sulla disciplina architettonica degli ultimi trenta anni, segnata prima dal mito della razionalità, in seguito dal declino della cultura tecnologica e infine dalla contraddizione tra norme ed esecuzione. Le proposte di innovazione, di rifondazione soprattutto, della tecnica in architettura sono affidate all'ultima parte, paradossalmente intitolata «1994»: quasi a voler smentire l'orrore orwelliano che incombe sulle nostre città.

Guido Nardi (Milano, 1936), architetto, è ordinario di tecnologia dell'architettura e direttore del Dipartimento di programmazione, progettazione e produzione edilizia del Politecnico di Milano. Ha scritto articoli e saggi sull'argomento. Per i nostri tipi ha pubblicato Progettazione architettonica per sistemi e componenti (19772), Tecnologia dell'architettura e industrializzazione nell'edilizia (19813) e, con Andrea Campioli e Anna Mangiarotti, Frammenti di coscienza tecnica (1991).