Del marxismo di Labriola, negli ultimi anni, non si è parlato molto. Ancor meno è stato studiato il suo pensiero politico in quella fase cruciale - gli anni '90 - in cui egli è impegnato nella stesura dei saggi sul materialismo storico. Eppure, è soprattutto nei nuovi spunti sullo stato e sulla società moderna che si avverte più profondamente la lezione di Marx e di Engels.

Le riflessioni teoriche e politiche di Labriola, che si tenta qui di ricostruire anche alla luce di alcuni aspetti critici del dibattito contemporaneo sul marxismo e il giudizio storico sulla società italiana di fine '800, contengono aspetti rilevanti, finora scarsamente indagati, che attengono sia alla prefigurazione di un marxismo come epistemologia e come storia sociale sia all'indicazione di itinerari politici - talora suggestivi, altre volte accidentati e contraddittori - per costruire e consolidare in Italia un movimento di ispirazione socialista.

E' bene non dimenticare che nell'arco di un decennio Labriola perviene in rapida successione a esiti teorico - politici alquanto diversi: dalla critica radicale dei meccanismi di potere dello stato moderno all'appoggio più deciso alla "gara coloniale" delle potenze europee in Africa; dall'esaltazione appassionata dell'antagonismo di classe nel periodo dei fasci siciliani al recupero di una linea di moderazione sociale alla fine del secolo; dall'interpretazione del materialismo storico come "ultima e definitiva filosofia della storia" all'ammissione che le teorie marxistiche "vere" sono oramai inadeguate ai nuovi fenomeni economico - politici dell'ultimo ventennio". Pluralità di risposte e duttilità interpretativa di un "comunista critico" di fronte al fluire degli eventi, come taluno ha sostenuto, o difficoltà crescenti (e insuperate) nel cogliere in termini marxisticamente plausibili i segni nuovi del mutamento sociale? In verità, luci e ombre, utopie e "Realpolitik", dubbi e certezze ora si affiancano ora si susseguono nel pensiero maturo di Labriola.

Franco Sbarberi (1938) insegna Storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Pisa. E' autore di numerosi saggi sul pensiero di Labriola, sulla revisione del marxismo in Italia e sul movimento comunista tra le due guerre. Ha curato gli "Scritti filosofici e politici" di Antonio Labriola (1973) e ha scritto, tra l'altro, "I comunisti italiani e lo stato: 1929-1945" (1980) e "Gramsci: un socialismo armonico" (1986).