L'impresa cooperativa in regime di mercato non è un'impresa come le altre. Condivide, è vero, tutti i problemi della rivoluzione tecnologica e organizzativa. Ma rovescia, nonostante tutto, ancora il rapporto capitalistico, sicché non è il capitale che acquista il lavoro, ma è il lavoro che deve procurarsi il capitale. Essa vive così intimamente il dilemma tra interessi individuali ed interessi collettivi. Il dilemma che Rousseau aveva raccontato come una caccia al cervo, alla quale molti devono collaborare, ma il cui successo è sempre minacciato dalla comparsa della lepre, la tentazione di ciascuno di cacciare da solo. Ed è per questo che le cooperative hanno un bisogno peculiare di intrattenere rapporti esterni. E' infatti la platea degli spettatori che può stabilizzare la superiore razionalità del gioco cooperativo costituendo la sua immagine storica e ponendo in campo premi aggiuntivi per chi coopera. All'interno del variegato mondo cooperativo convivono varie anime, e da tempo anche varie idee, specialmente sulla natura che dovrà o dovrebbe avere il "sistema cooperativo". Ma benché la discussione sia stata e sia ampia, si conosce ben poco della concreta diffusione che già hanno diverse forme di relazioni sistemiche tra le imprese con il mondo esterno. E' quindi sembrato utile un tentativo, per quanto circoscritto (le cooperative aderenti alla Lega nella Provincia di Parma), volto a misurare la presenza effettiva di tre modelli di sistema: quello del radicamento locale, quello dei rapporti politici con il movimento e quello dei rapporti funzionali. La conclusione è che, seppure in misura diversa, sono presenti e praticati tutti e tre. E meno male. Perché nessuno di essi sembra da solo in grado, almeno oggi, di raggiungere <