Cefalonia 1943: una verità inimmaginabile

Paolo Paoletti

Cefalonia 1943: una verità inimmaginabile

Edizione a stampa

38,00

Pagine: 544

ISBN: 9788846482921

Edizione: 1a edizione 2007

Codice editore: 1044.55

Disponibilità: Esaurito

La storiografia italiana della Seconda Guerra Mondiale è particolarmente gelosa dei propri miti, soprattutto quando sono legati a episodi che hanno colpito in modo indelebile l'immaginario collettivo nazionale. Anche per questo motivo, fino a oggi, la vulgata sul massacro della divisione Acqui, avvenuto sull'isola greca di Cefalonia dopo l'8 settembre 1943 a opera della Wehrmacht, è stata concorde nel sottolineare l'eroismo dei suoi soldati e dei suoi ufficiali. Onore particolare è toccato al generale Antonio Gandin, comandante della divisione, che avrebbe prima trattato con i tedeschi per guadagnare tempo in attesa di ordini e poi, quando questi arrivarono, avrebbe aperto le ostilità contro gli ex-alleati germanici. Dopo una settimana di strenua battaglia, si arrese e fu il primo degli ufficiali fucilati.
Partendo dall'assunto che la retorica persuade senza mai dimostrare, il volume offre una rilettura completa della tragedia di Cefalonia, sulla base di una sostanziosa documentazione italiana, tedesca e alleata, inedita e non.
Con il ritmo incalzante di un'inchiesta giornalistica, l'autore cerca di far luce sul comportamento ambiguo di Gandin: perché nonostante gli ordini del Comando Supremo italiano di "considerare i tedeschi nemici" (11 settembre) e di "resistere con le armi alle intimidazioni di disarmo" (12 settembre), il 14 comunicava alla truppa che erano "in corso trattative per ottenere che alla divisione siano lasciate le armi e le relative munizioni...in attesa di imbarcarsi per l'Italia"?
Perché cedette subito ai tedeschi il porto di Argostoli e il nodo strategico di Kardakata, precludendosi il ritorno nell'Italia del Re e concedendo una spiaggia per gli sbarchi germanici? Perché respinse le offerte di aiuto dell'aviazione inglese sebbene l'isola fosse priva di difesa aerea? Perché solo a Cefalonia si massacrarono ufficiali e soldati prigionieri?
A queste e a molte altre domande il volume cerca di dare una risposta non convenzionale, riesaminando in chiave critica i documenti già conosciuti e presentando molte nuove testimonianze, per tratteggiare i contorni di una verità, per alcuni versi, inimmaginabile.

Paolo Paoletti, studioso di storia della Seconda Guerra Mondiale, è autore di numerosi volumi basati sulla rigorosa ricerca in archivi italiani ed esteri. Dal 1994 si è dedicato soprattutto alla ricostruzione degli eccidi tedeschi, e non solo, avvenuti tra il 1943 e il 1945. Tra i suoi ultimi lavori Il delitto Gentile, esecutori e mandanti (Le Lettere, 2005) e tre libri dedicati alla divisione Acqui: I traditi di Corfù, e I traditi di Cefalonia (Fratelli Frilli, Genova, 2003) e Il cap. Renzo Apollonio, l'eroe di Cefalonia (Fratelli Frilli, 2006).



Avvertenza
Introduzione
La personalità del gen. Gandin
(Le origini e la carriera militare di Antonio Gandin fino al suo allontanamento dal Comando Supremo)
Dall'arrivo a Cefalonia all'inizio della battaglia
(Dall'arrivo sull'isola all'inizio della battaglia; Il proclama di Badoglio interrompe una cena tra ufficiali italiani e tedeschi; 9 settembre: una giornata di errori italiani e tedeschi; 10 settembre: il giorno delle prime scelte strategiche; 11 settembre: il giorno in cui il gen. Gandin respinge gli aiuti alleati; 12 settembre: i tedeschi passano all'azione; 13 settembre: i tedeschi "scaricano" il gen. Gandin; 14 settembre: il giorno più infausto; 15 settembre: inizia la battaglia)
Dall'inizio della battaglia alla resa
(15 settembre: la battaglia volge a nostro favore, nella notte sembra di aver la vittoria in pugno; 16 settembre: come si fa a perdere una guerra17 settembre: il gen. Gandin è nuovamente avvertito che non saranno fatti prigionieri; 18-22 settembre: i giorni della sconfitta e del massacro)
Dopo la resa
(23 settembre: giorno di angosciosa attesa; 24-25 settembre: riprendono le fucilazioni degli ufficiali)
Antonio Gandin un eroe o un traditore?
(Lo strano senso dell'onore e della patria del gen. Gandin; Il ritiro da Kardakata fu un gesto di buona volontà verso i tedeschi o un errore tattico? Né uno né l'altro; Qual era la "soluzione onorevole" del gen. Gandin; Il gen. Gandin voleva davvero rimanere fedele al Re e a Badoglio o introduceva nella "trattativa" con i tedeschi un pretesto per non cedere le armi?; Gandin, un generale indeciso o dalla ferrea volontà?; I sogni di gloria di un generale ambizioso e orgoglioso; Il gen. Gandin esautorò la gerarchia militare; Gandin ebbe paura di rivelare subito i suoi veri sentimenti; L'eroe della vulgata e il traditore che emerge dai fatti)
Le prove di tradimento del gen. Gandin
(Le prove documentarie e logiche che la patria di Gandin era l'Italia occupata dalla Wehrmacht o inglobata nel Terzo Reich; Come il gen. Gandin non ebbe potuto impiegare la sua divisione armata in Italia; Gandin rese la sua divisione prigioniera dei tedeschi su un'isola sotto il controllo italiano; Qualunque trattativa con i tedeschi violava il proclama armistiziale, gli ordini del Comando Supremo e tradiva il giuramento al Re; Le prove che il gen. Gandin fornì informazioni ingannevoli al Comando Supremo per accreditare la sua fedeltà al governo e alla sua condotta sul campo di battaglia; L'11 e il 12 settembre il gen. Gandin ricevette gli ordini del Comando Supremo ma non li eseguì; Gandin fu l'unico comandante italiano che rifiutò gli aiuti offerti da una missione militare alleata; Le prove testimoniali e documentarie che le trattative di Gandin vertevano sulle modalità di passaggio di una parte della divisione a fianco dei tedeschi; Le prove che il gen. Gandin assecondò la propaganda tedesca del ritorno alla divisione in Italia; Gandin rifiutò l'invito tedesco di recarsi a Vienna per salvare il suo progetto di portare la divisione in armi nell'Italia del Duce; Gli storici hanno dimenticato che il ritorno in Italia prevedeva il giuramento di fedeltà al Terzo Reich; La "notifica" di Gandin del 14 settembre 1943 conferma la sua volontà di voler combattere con i tedeschi e accusa di ammutinamento la divisione; Le prove documentarie che il Comando Supremo germanico aveva previsto di affidare al gen. Gandin un incarico politico-militare nel futuro governo del Duce; L'ordine del gen. Gandin di disarmare i reparti non affidabili violava il Codice Militare Penale di Guerra; Gandin fu sfiduciato per iscritto dalla Marina e dall'Artiglieria e verbalmente dai Carabinieri; L'intera battaglia di Cefalonia fu volta a tentar di riconquistare quello che era stato regalato da Gandin durante le "trattative"; "16 settembre, ore 17,40. Sbarco ultimato senza attività nemica". Gandin esautorò la gerarchia militare non per accorciare la catena di comando ma per frenare la nostra spinta offensiva; Le cifre irrisorie dei caduti tedeschi a Cefalonia si possono spiegare solo con una condotta proditoria da parte del gen. Gandin; Cosa fece Gandin per perdere la battaglia di Cefalonia. Quindici fatti altrimenti inspiegabili; Capo Munta: il caso più emblematico delle scelte proditorie di Gandin durante la battaglia; La telefonata di Lanz a Gandin nel terzo giorno di battaglia; Quarantotto dati di fatto accusano il gen. Gandin di tradimento; Una stessa unità d'intenti tra la maggioranza degli ufficiali superiori del Comando Divisioni e il gen. Lanz; Alcuni ufficiali superiori furono conscii facinori del gen. Gandin; La differenza tra Gandin e gli altri conscii facinori)
Le conseguenze del tradimento
(Il gen. Gandin prima prospettò un'intesa con il gen. Lanz ma poi denunciò l'ammutinamento dei suoi uomini, spingendo Hitler a giudicare "ingannevole e proditorio il comportamento della divisione"; La battaglia di Cefalonia fu persa soprattutto per il tradimento del gen. Gandin; Fu solo la condotta arrendevole di Gandin di fronte alle provocazioni tedesche a causare malumori, tensioni e atti di violenza; I Comandi tedeschi apprendono una verità distorta: non ci fu nessun tentativo d'omicidio contro gli ufficiali disposti alla resa; Fu il gen. Gandin a dipingere uno stato di insubordinazione generalizzata e di ammutinamento a Cefalonia; "La guarnigione italiana si è improvvisamente ribellata": se questa comunicazione arriva a Berlino la responsabilità ricade sul gen. Gandin, che la scritta; I 14 motivi per cui i tedeschi fucilarono il gen. Gandin; I motivi per cui furono fucilati anche gli ufficiali complici di Gandin; I fatti dimostrano che, attaccando i tedeschi, la divisione Acqui avrebbe evitato quanto meno il massacro indiscriminato; Il tradimento del gen. Gandin esalta la scelta collettiva della divisione)
La manipolazione della storia
(Il rigetto dell'ordine di resa del Comandante d'Armata, gen. Vecchiarelli, non era la dimostrazione di voler combattere i tedeschi ma di aspirare al mantenimento delle armi rimanendo dalla parte germanica; La condotta di Gandin è stata giustificata con la mancanza di ordini. In verità li ebbe per tempo ma non li eseguì; Il tempismo sospetto della retorica; Le tredici mistificazioni più grossolane; Cinque falsi luoghi comuni; Dodici esempi di rimozioni e silenzi interessati; Undici falsi storici; Gli accordi del 12 e 13 settembre tra il gen. Gandin e i tedeschi sono attestati dai documenti tedeschi e dalle testimonianze italiane ma negati dagli storici; Gandin non voleva salvare "10.000 figli di mammà" ma farne soldati del Duce. Il suo progetto politico e quello dei tedeschi; Il gen. Gandin, l'"utile idiota" dei tedeschi a Cefalonia; Se Gandin voleva passare al nemico, perché non si arrivò mai all'accordo? Perché egli pretendeva d'imporre ai tedeschi condizioni materialmente impraticabili; Il destino dei soldati della Acqui se Gandin si fosse arreso secondo gli ordini del gen. Vecchiarelli; Solo senza il gen. Gandin la divisione Acqui si sarebbe potuta salvare; L'adeguamento degli storici al mito della medaglia d'oro al gen. Gandin)
La natura del massacro
(Gandin fu subito avvertito che se la divisione non si fosse arresa avrebbe subìto "una punizione molto severa" ma non riferì questa terribile minaccia; Il massacro dei prigionieri di guerra non avvenne né per il tradimento di Badoglio, né per la mancanza di dichiarazione di guerra, né per l'insubordinazione di Gandin agli ordini di resa dei generali Vecchiarelli-Lanz; Perché non regge la tesi che il massacro di Cefalonia fu un'azione terroristica, usata come deterrente per prevenire la ribellione delle altre unità italiane; Perché il massacro non fu una rappresaglia per la scelta di non cedere le armi o per la resistenza opposta dalla divisione Acqui; Come si può spiegare il fatto che il massacro iniziò prima dell'ordi

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