Abbandonato davanti alla porta o alla ruota dell'ospedale il bambino iniziava la sua vicenda di "esposto", che nella maggioranza dei casi si concludeva con la morte. Di lui restava solo un numero sul registro, un nome fittizio ed un "segno" di riconoscimento, che avrebbe dovuto consentire alla madre di ritrovarlo una volta cresciuto: mezza moneta, un santino tagliato a metà.

La carità pubblica del resto considerava l'esposto un reietto, un misero, un derelitto, e lo relegava nei "luoghi di dolore" insieme ai poveri, gli infermi, i mendicanti e i vagabondi.

Gli autori di questo lavoro, basato principalmente su una inedita documentazione d'archivio, affrontano il problema degli esposti e degli orfani nella nuova realtà socio-economica della Trieste della fine del '700, quando nè gli antichi e modesti ospedali, nè la casa dei poveri, detta comunemente "il carcere", erano in grado di rispondere ai bisogni della popolazione in rapida espansione.

In quegli anni poi, grazie alle riforme teresiane e giuseppine, era in corso un vasto disegno di riorganizzazione delle strutture assistenziali e sanitarie che prevedeva in primo luogo il passaggio della gestione dai privati allo stato.

Leonardo Trisciuzzi è ordinario di pedagogia alla Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Trieste. Tra le sue pubblicazioni che riguardano più direttamente la condizione dell'infanzia dal punto di vista storico vanno ricordati i volumi Cultura e mito nel Robínson Crusoe (1970), il Trattato dell'educazione di John Milton, di cui ha curato l'introduzione e le note (1 975), e La scoperta dell'infanzia (1977).

Díana De Rosa, laureata in filosofia e diplomata in archivistica, svolge attività di ricerca presso la cattedra di pedagogia della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Trieste. Ha pubblicato lavori sulla condizione dei ceti subalterno nella Trieste dell'Ottocento e in collaborazione con altri Prefabbricare l'architettura. Indirizzi progettuali per la prima infanzia (1 984).