La storiografia tradizionale ha costruito nel tempo il mito di Genova centro vitale del movimento di unificazione nazionale, patria di Colombo, di Balilla, di Mazzini, di Mameli; città animata nella sua gente da sentimenti di libertà e di repubblica, punto di forza della sinistra rivoluzionaria e del partito d'azione. Anche se non mancano elementi di sostegno a questa tesi, da un esame critico più attento emerge una realtà in parte diversa, e comunque articolata e composita. All'antica interpretazione di tipo prevalentemente agiografico è seguito uno studio che si allarga ad aspetti e vicende sino ad oggi oggetto di scarsa attenzione, ed il quadro complessivo ne risulta sensibilmente modificato.

In questo volume, dopo un breve profilo storico-politico, la ricerca è volta a quello che viene definito il "paese reale" per analizzare le condizioni di vita anche di quella che Mazzini definisce "la classe più numerosa e più povera". Anche senza ambizioni di completezza - esistono, inevitabilmente, ancora aspetti poco esplorati - il discorso è in qualche modo, almeno per alcuni temi, nuovo.

Le conclusioni provvisorie, già in qualche modo ipotizzate da Giovanni Assereto qualche anno fa, mostrano accanto ad elementi positivi non poche zone d'ombra, pongono in discussione giudizi sommari, ed offrono ipotesi di lavoro su classi sociali, istituzioni e società. Ed attende una verifica la tesi che ritiene Genova, almeno a livello di élite, più moderata e cattolica che mazziniana.

Bianca Montale è docente di Storia del Risorgimento presso l'Università di Genova. Ha insegnato negli Atenei di Bergamo e di Parma. Ha diretto l'Istituto Mazziniano di Genova, con l'annesso Museo del Risorgimento. È membro del Consiglio di Presidenza dell'Istituto per la Storia del Risorgimento. I suoi numerosi studi riguardano soprattutto il movimento democratico e mazziniano e la storia ligure e subalpina nel secolo XIX.