Le più recenti statistiche internazionali stimano in poco meno di 50 milioni gli occupati a tempo parziale nei paesi industrializzati. La dimensione del fenomeno è peraltro in accelerate sviluppo: quasi il 50% dell'occupazione aggiuntiva realizzata durante la prima metà degli anni '80 è stata a tempo parziale.

Attraverso un'analisi dettagliata delle statistiche ufficiali e due apposite indagini campionarie condotte presso famiglie ed imprese, gli Autori si propongono di definire Il profilo del part-time italiano e I a sua collocazione nel contesto europeo.

Oltre ad una molto minore diffusione, la ricerca ha fatto emergere alcuni rilevanti elementi di differenziazione per quanto riguarda la struttura ed il ruolo del part_time nel mercato italiano del lavoro. In particolare, diversamente do quanto accade in altri paesi, in Italia le componenti di "basso profilo" cioè il part-time involontario e temporaneo, sono motto più estese, o addirittura prevalenti. Più in generate, nel nostro Paese il lavoro a tempo parziale non sembra possa essere in largo misura interpretato come il risultato dell'incontro tra le esigenze di flessibilità nella utilizzazione del fattore lavoro manifestate dalle imprese e la istanza dei lavoratori di potersi riappropriare di una parte del proprio tempo. Dal lato dell'offerta, la scelta del tempo parziale effettuata soprattutto dalle donne appare infatti fortemente condizionata dalle esigenze familiari e per questo in genere si traduce in forme di part-time che non corrispondono al tipo di flessibilità richiesto dalle imprese. Dal lato delta domanda emerge peraltro una concezione piuttosto tradizionale del lavoro a tempo parziale: non tanto strumento che apporti modernizzazione nella organizzazione del lavoro, quanto di riduzione del carico di manodopera e dei relativi costi.

A conclusione del lavoro, anche attraverso una supervisione dei risultati da parte di un gruppo di specialisti, vengono formulate alcune osservazioni sulle prospettive di sviluppo del fenomeno e sulle politiche atte a favorire la diffusione nel sistema produttivo italiano di quelle componenti del lavoro a tempo parziale maggiormente rispondenti alle esigenze di flessibilità del sistema e di aumento dell'occupazione.