Profeti della software culture: Joyce, Rilke, Calvino

Agata Piromallo Gambardella

Profeti della software culture: Joyce, Rilke, Calvino

Disintegrazione dell’ordine del discorso, dominio della cultura digitale, sconfinamento dello spazio nel tempo e viceversa sono concetti chiave della contemporaneità già presenti in alcuni momenti alti dell’esperienza letteraria novecentesca, rappresentati dalle opere di autori “profeti della software culture” come Joyce, Rilke e Calvino.

Edizione a stampa

15,50

Pagine: 98

ISBN: 9788820432775

Edizione: 1a ristampa 2015, 1a edizione 2013

Codice editore: 1420.189

Disponibilità: Discreta

Pagine: 98

ISBN: 9788856869965

Edizione:1a edizione 2013

Codice editore: 1420.189

Possibilità di stampa: No

Possibilità di copia: No

Possibilità di annotazione:

Formato: PDF con DRM per Digital Editions

Informazioni sugli e-book


La cultura del software sta riplasmando profondamente gli aspetti materiali e immateriali dell'ambiente in cui abbiamo vissuto fino a meno di vent'anni fa. Davanti alla faglia che si è aperta nello scenario della modernità e al sotterraneo movimento tellurico che ha scosso le basi del nostro oikos sorge la domanda se nel secolo appena trascorso ci sia stato qualche lampo profetico che annunciasse le sfide conoscitive che ci attendevano al varco.
A ben riflettere, ci si accorge che i concetti-chiave con cui oggi siamo chiamati a confrontarci - disintegrazione dell'ordine del discorso, dominio della cultura digitale, sconfinamento dello spazio nel tempo e viceversa - sono già presenti in alcuni momenti alti dell'esperienza letteraria novecentesca, rappresentati dalle opere di autori come Joyce, Rilke e Calvino. Joyce, già nell'Ulisse, spezza la parola fino al limite del dicibile, per cui la partecipazione del lettore è legata in prevalenza alla sua capacità d'immersione totale nel testo. Rilke, nelle Elegie duinesi, porta l'uomo a misurarsi con l'Angelo attraverso l'immaterialità della parola poetica. Calvino, infine, pone Le città invisibili in un'alterazione continua delle coordinate spazio-temporali in cui la posta in gioco è il gioco stesso.
Lo sguardo privilegiato sulla letteratura è dovuto al fatto che essa si configura come lo spazio in cui si originano nuovi mondi, inedite relazioni tra gli uomini, squarci anticipatori del futuro. È la scrittura che apre la porta al possibile e quindi al virtuale. E nell'attuale software culture è il virtuale che impone la sua logica e la sua legge sulla "pesantezza" del reale, rendendolo sempre più permeabile agli esiti imprevisti delle nuove forme di scrittura.

Agata Piromallo Gambardella, già professore ordinario di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa presso l'Università degli Studi di Salerno, dove ha promosso e diretto l'Osservatorio "Violenza Media Minori", insegna la stessa disciplina presso l'Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. I suoi studi e le sue ricerche si sono mossi in prevalenza nella direzione di un approfondimento teorico degli aspetti sociologici sottesi alle dinamiche culturali e comunicative. Tra le pubblicazioni più recenti: Le sfide della comunicazione (Laterza, 2001), Violenza e subculture dei minori nel meridione (con G. Paci e D. Salzano, Angeli, 2004), Violenza e società mediatica (Carocci, 2004), La comunicazione fra incanto e disincanto (Angeli, 2009).



Introduzione
La rottura dell'ordine del discorso nell'Ulisse di James Joyce e il "nomadismo" espressivo dei social network
(Ulisse e il postmoderno)
La presenza dell'Angelo e lo slittamento verso l'immateriale
(Le Elegie duinesi; Gli Angeli di Wim Wenders; Gli Angeli digitali)
Le città invisibili di Italo Calvino e lo "sfondamento" dello spazio e del tempo
(Oltre il senso del tempo)
La scrittura come ibridazione e la circolazione globale dei flussi narrativi
(La scrittura come ibridazione; La circolazione globale dei flussi narrativi; Breve panoramica conclusiva).

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