E' ancora lecito far riferimento alla "metrica" per una poesia come quella novecentesca, nata all'insegna del "verso libero" e continuamente sottoposta alle spinte di un programmatico dérèglement`? È possibile individuare un percorso dal frammento lirico degli anni Dieci al romanzo in versi degli anni Ottanta, e cogliere la persistenza - nelle due diverse attuazioni - di una forma musicalmente caratterizzata?
Alla ricerca di questa musicalità - sia pure intesa, come diceva Caproni di Pasolini, in senso "cavalcantiano" e non "metastasiano" - si svolge il discorso di questo saggio, alternando il momento analitico e la ricostruzione storica nell'intento di far conoscere meglio; attraverso problemi frequentati in genere dai soli studiosi, la specificità del linguaggio che tutti chiamiamo poesia.
Edoardo Esposito (Milano, 1947) lavora presso l'lstituto di Filologia Moderna dell'Università degli Studi di Milano. Ha scritto di poesia novecentesca su "Paragone", "ACME", "Galleria", "Belfagor", e di teoria metrica nel volume collettaneo Ricerche di lingua e letteratura italiana (1988) (Cisalpino-Goliardica, Milano 1989). Sue sono le appendici dedicate alla metrica e al linguaggio poetico del Dizionario della poesia italiana (Mondadori, Milano 1983).