Bill Bernbach e la rivoluzione creativa

Mara Mancina

Bill Bernbach e la rivoluzione creativa

Il mito di un personaggio e di un movimento che hanno cambiato la storia della pubblicità

A un’America malata di gigantismo, propose di “pensare in piccolo”; agli americani che sognavano di diventare tutti dei numeri 1, suggerì che “essere numero 2 è meglio”: queste alcune indimenticabili campagne pubblicitarie del leggendario Bill Bernbach, il pubblicitario più famoso del XX secolo. Il libro racconta come Bill riuscì a farsi strada e a far da battistrada per tutto il movimento della cosiddetta “rivoluzione creativa”, contro un potente establishment pubblicitario governato da una rigida e chiusa élite Wasp. Nel libro troverete le sue campagne più famose insieme al suo modo di pensare e lavorare.

Printed Edition

29.50

Pages: 264

ISBN: 9788846483621

Edition: 5a ristampa 2013, 1a edizione 2007

Publisher code: 244.25

Availability: Discreta

A un’America sempre più malata di gigantismo, lui propose di “pensare in piccolo”, agli americani che sognavano di diventare tutti dei numeri 1, lui suggerì che “essere numero 2 è meglio”.
Stiamo parlando di alcune indimenticabili campagne pubblicitarie – queste erano quelle per Volkswagen e Avis – del leggendario Bill Bernbach, il pubblicitario più famoso e riconosciuto del XX secolo.
Questo libro racconta la storia di come Bill riuscì a farsi strada e a far da battistrada per tutto il movimento della cosiddetta “rivoluzione creativa”, contro un potente establishment pubblicitario governato a Madison Avenue da una rigida e chiusa elite Wasp.
Bernbach ha dimostrato come la creatività possa vincere, grazie all’opera del genio, contro l’arida razionalità, gli schemi previsti, le re-gole scritte, la logica delle ricerche. Bill Bernbach, leader carismatico e sensibilissimo, venerato da molti come un maestro, aprì le porte negli anni ’50 e ’60 a tutta una nuova generazione di creativi “etnici”: italiani, ebrei e poi greci, ... che fremevano, dopo anni di discrimi-nazioni, per poter affermare le proprie idee e capacità creative in uno dei mestieri più complessi della società americana e non: la pubblicità.
“Le regole sono quelle che l’artista spezza; nulla di memorabile è mai uscito da una formula”. Questa è una delle tante frasi di Bill estrapolate dalle rare interviste rilasciate e da quello che amici, colleghi e familiari ricordano dei suoi discorsi. Bernbach, con grande modestia e understatement, non ha mai teorizzato o scritto i propri principi, fedele fino in fondo all’idea di non intrappolarsi in preconcetti che non ci lascerebbero liberi di trovare soluzioni fresche e inaspettate.
Ci ha lasciato però il suo esempio professionale e etico, la sua grande comprensione per la natura umana e, sopra a tutto, una galleria di lavori eccezionali. In questo libro troverete le sue campagne più famose insieme al suo modo di pensare e lavorare, e a come riuscì a creare intorno a sé un’ambiente stimolante e unico.

Mara Mancina si occupa di pubblicità dal 1980. Copywriter in diverse agenzie come GGK, Benton&Bowles, Saatchi&Saatchi, J.W. Thompson, ha poi fatto il direttore creativo in Adart e in D’Arcy occupandosi qui di campagne e clienti internazionali. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Dal 2003 opera come free-lance ed è docente di Teorie e Tecniche della Comunicazione Pubblicitaria all’Universita degli Studi di Milano.



Ringraziamenti
Nota dell’autore
Fotografia di Bill Bernbach
Parte I. La storia
Qual è il clima sociale nell’America degli anni Cinquanta e Sessanta
(Gli effetti del New Deal e della seconda guerra mondiale; Gli anni ’50, ovvero la società dei consumi e della classe media; L’età dell’oro della TV; Gli anni ’60: il cambiamento è maturo; La pubblicità aspetta la sua rivoluzione)
L’ambiente pubblicitario in America nel periodo che precede la rivoluzione creativa
(Il paradiso perduto; Il dopoguerra; Gli investimenti ci sono, la creatività no; Sempre più potere alle ricerche; Rosser Reeves: la pubblicità non è arte; La discriminazione etnica e il conformismo delle agenzie in abito grigio)
Bill Bernbach, l’uomo che guida la svolta
(Come si prepara una rivoluzione di successo?; E come si comincia?; Le prime campagne fanno attrazione; La cosa diventa seria)
La rivoluzione creativa è scoppiata
(Effetti immediati dell’esplosione; Il potere ai creativi; L’establishment fa resistenza)
Il cambiamento si allarga a macchia d’olio
(Dalla DDB si propaga il primo virus; Il virus si diffonde; Il contagio arriva alle grandi agenzie; Un virus a sé: il caso David Ogilvy e della sua agenzia)
Risultati immediati e risultati permanenti
(Bernbach e la sua agenzia diventano i nuovi trend setter del mercato; I riflessi dei movimenti degli anni ’60, Cambia il vento, ma non cambia il senso; La rivoluzione creativa emigra)
Parte II. I documenti
La vita di Bill Bernbach
(Il suo nido, Bill esce dal guscio; La pubblicità come vocazione; Bill fa carriera; Comincia l’avventura più grande; L’avventura non è più un’avventura; Arrivato il successo, Bill se ne va; L’addio a Bill)
Le campagne prima di Volkswagen
(Ohrbach’s, il primo cliente non si scorda mai; Levy’s, ovvero il coraggio di dichiararsi ebrei; Polaroid scopre il lato emotivo della DDB; El Al, volare in casa)
Volkswagen, Volkswagen e ancora Volkswagen
(Un’auto nazista in un’agenzia filoebrea?; Trasformare i difetti in virtù; I primi annunci più famosi; La campagna continua; La voce di chi allora c’era)
Le campagne dopo Volkswagen
(Avis, secondi è meglio; Chivas Regal, uno scozzese non certo stupido; American Airlines, volare più alto degli altri; Mobil, il valore della vita; Alka-Seltzer, premiato ma controverso)
Gli scritti che Bill ci ha lasciato
(Prefazione al libro Tecnica per produrre idee; La lettera ai capi della Grey Advertising; Estratto dall’intervista a Bill del 1965 di Denis Higgins per Advertising Age; Dedica scritta per un libro mai scritto; Raccolta di frasi famose di Bill)
Le testimonianze di chi l’ha conosciuto
(Pasquale Barbella, Bill Bernbach: il piu amato, il più tradito; Ambrogio Borsani Bernbach, maestro di understatement; Gianfranco Marabelli, La differenza fra ‘Oh’ e ‘Ah’; Marco Mignani, Bill Bernbach, come l’ho conosciuto io; Luigi Montaini Anelli, My American Dream: DDB; David Ogilvy, Maybe he’s right, Forse ha ragione lui; Gianni Pincherle, How can you storyboard a smile?; Marco Vecchia, Quando finirono le favole).

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