La scoperta di documenti e lettere autografe di Aldo Moro, nel mese di ottobre del 1990, e le successive furibonde polemiche sulle strutture clandestine del SIFAR e di GLADIO, ripropongono una riflessione di vasto respiro sulla tragedia del leader democristiano e, in prospettiva, sul ruolo che gli ha giocato nella storia del secondo dopoguerra. Il saggio di Antonio Ghirelli, giornalista, scrittore, storico, mette a fuoco in particolare e in un'ottica del tutto inedita i rapporti tra Moro e i socialisti. Moro, dunque, tra Nenni e Craxi rispetto a tre passaggi essenziali di quella storia: la nascita del primo centro-sinistra organico; il logorio della formula con la conseguente apertura della DC ad una maggioranza comprensiva del PCI di Berlinguer nel governo di unità nazionale, il cosiddetto «compromesso storico»; il sequestro di Moro da parte delle Brigate Rosse, la polemica sull'opportunità delle trattative con i terroristi, l'atroce esecuzione dello statista cattolico. li saggio di Ghirelli rivive gli avvenimenti del ventennio caldo 1959-1978 con la massima obiettività, anche se parte della convinzione che il centro-sinistra abbia costituito un'esperienza preziosa per la salvezza delle istituzioni democratiche e per lo sviluppo politico, economico e sociale del Paese; e che il partito della trattativa a proposito del rapimento di Moro, fosse più umano e anche politicamente più saggio che con quello della fermezza.