La traduzione, dopo settant'anni dall'edizione a stampa, di questo libro di Edith Stein non è casuale. La sua lettura viene suggerita da Achille Ardigò a sociologi, psicologi e studiosi delle scienze cognitive informatiche, oltre che a filosofi.
Ardigò argomenta la sua proposta indicando quattro motivi, tre dei quali rivolti all'interno del dibattito sociologico contemporaneo: il quarto in sintonia con la recentissima riscoperta della comprensione entropica quale polo profondo della cognitività, compiuta da uno dei più noti studiosi di intelligenza artificiale, Roger C. Schanck, dell'Università di Yale.
Il volume, edito per la prima volta nel 1916, è opera dell'allora più giovane allieva di Husserl, morta nel campo di sterminio di Auschwitz, ed ha per oggetto la modalità e la qualità dell'esperire vivente con cui ciascuno di noi, di continuo, cerca - interpretando le percezioni esterne corporee degli altri - di comprendere il loro "interno", le loro sensazioni, i loro sentimenti, le loro motivazioni; e ciò anche in assenza di segnali e simboli riconosciuti dalla cultura comune.
Husserl definì il lavoro dell'allieva «un'eccellente dissertazione scientifica...che ha suscitato...l'interesse degli esperti».Il libro ha anche il pregio di costituire una chiave di lettura per la teoria husserliana, con particolare riguardo alle "Ideen".
Per la Stein, "l'empatia è l'esperienza - come ha sintetizzato Nicoletti - che fonda e rende possibile la comunicazione intersoggettiva e apre l'Io alla dimensione comunitaria pur mantenendo la sua irriducibile libertà ed autonomia".
Per Ardigò, lo schema concettuale dell'esperire empatico steiniano va assunto, analogicamente, tra i concetti di fondazione di una nuova teoria del sistema sociale aperto; l'empatia sarebbe, in tale contesto progettuale, l'antidoto dell'autoreferenzialità luhmanniana.
Edith Stein (Breslau 1891 - Auschwitz 1942), di origine ebraica, ha studiato filosofia e psicologia a Breslau, Gottingen, Freiburg dove si è laureata con E. Husserl e ha lavorato come sua assistente. Convertitasi al cattolicesimo nel 1922, si è avvicinata alla filosofia tomista scrivendo numerosi saggi filosofici e tenendo numerose conferenze sul problema femminile. Nel 1934 veste l'abito carmelitano e si occupa di mistica, in particolare di S. Giovanni della Croce.